IL MIO LIBRO “QUESTIONE REGINA”

Il mio libro nasce da un sogno.

No, non intendo un desiderio nascosto in un cassetto, ma un vero e proprio sogno notturno, tanto vivido da farmi spalancare gli occhi in piena notte con l’impellente esigenza di scrivere quello che avevo visto.

Il mio subconscio aveva bisogno di comunicarmi qualcosa che dovevo portare a termine e mi ha messo in mano un libro, che vedevo chiaramente nella sua totalità.

Ho visto il titolo, i colori, conoscevo l’argomento ed io ero l’autrice.

Non appena sveglia vi garantisco che ho fatto fatica a credere che non l’avessi già pubblicato...questo dovrebbe farvi capire tutto.

Avevo visto il risultato finale, ora dovevo mettermi all’opera con una sola difficoltà, mai in vita mia avrei pensato di scrivere un libro!

I primi giorni sono stati fantastici, avevo una marea di idee, chiudevo qualsiasi contatto con il mondo esterno e scrivevo. Avevo la stessa sensazione che si prova dopo aver bevuto due vodka tonic...ero ubriaca di parole.

Dopo un paio di settimane hanno cominciato a prendere campo i dubbi, le continue correzioni e i “questo va bene, questo no”; potevo stare su una stessa pagina per giorni e riuscivo a non farmela piacere così tanto da cancellare un intero capitolo.

E poi lo stop totale.

“Francesca lo sapevi, non sei una scrittrice, pensavi davvero di poter portare a termine un libro?”

Questo era il pensiero dominante.

Ho provato e riprovato, ma niente...stavo a guardare il cursore che lampeggiava su una pagina bianca che mi sembrava enorme, infinita, non riempibile.

Perché allora avevo fatto quel sogno, avevo sentito quel libro tra le mie mani, perché giocarmi uno scherzo così crudele?

Se io ero il problema, io ero anche la soluzione.

Ho lasciato letteralmente perdere il libro per tornare a me, come potevo comunicare la connessione profonda con se stesse alle altre donne, se non riuscivo a trovarla nemmeno io.

Sono tornata a studiare, a meditare, a fare lunghe passeggiate con il mio cane e godermi in pieno quei momenti.

Sono tornata al momento presente, ignorando la pressione di quel libro, di cui ero certa dell’esistenza, ma che ancora non era pronto a nascere.

Sì, è proprio come una gravidanza voluta.

Un figlio lo immagini, lo senti mentalmente, poi lo cerchi e, una volta rimasta incinta, attendi con pazienza che tutto si formi perfettamente prima di darlo alla luce...ed io ho aspettato che le mie idee si organizzassero ordinatamente prima di metterle nero su bianco.

Così è stato, le parole sono cominciate a tornare costanti, ordinate e sopratutto coerenti con il messaggio mentale che sentivo molto chiaramente e che dovevo trasmettere.

C’è stata una netta differenza però, sentivo l’esigenza di scrivere a penna e così ho fatto.

Riuscivo a scrivere in qualsiasi momento; in attesa dal meccanico ho scritto un intero capitolo, tanto per dirne una.

Ero un canale, le parole scorrevano dalla mia mente alla mia mano, fino a finire sul foglio.

Voi direte doppio lavoro, io vi dico invece doppia soddisfazione.

Almeno così è stato per me, provate...non si sa mai e poi fatemi sapere.

Dopo aver terminato l’inchiostro di qualche penna ed aver scoperto che tipo di tratto preferisco, il libro era finito.

L’ho riletto e poi l’ho fatto ancora, ho pianto da quanto mi piaceva, perché quelle parole dipingevano me ed il mio vissuto adesso poteva aiutare altre donne a velocizzare il processo di riscoperta di se stesse.

Ogni tanto lo guardo lì sul mio comodino e mi riconnetto al ricordo di quando mi svegliai in piena notte dopo averlo sognato, mi vedo prendere il cellulare, aprire le note e scrivere: Questione Regina, il mio primo libro.

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